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9gradiNove storie connesse una all’altra da esili fili. Un romanzo quasi “per caso” che potrebbe essere tranquillamente una raccolta di racconti ben riuscita. I gradi di libertà, per come l’analogia è arrivata a me, sono quelli delle particelle. Particelle che per altro la fisica vuole entangled, in qualche modo legate anche a distanza. Come le nove storie di Mitchell. Non a caso la protagonista della storia ambientata a Clear Island, Mo Muntervary, è una fisica che si occupa di cognizione quantistica. Curiosamente, il titolo italiano ha un legame evidente con questo capitolo mentre quello inglese (Ghostwritten) ce l’ha con il precedente. Ovvero l’episodio ambientato a Londra in cui Marco, ghostwriter e batterista, salva Mo da un’incidente stradale.

Leggilo se: non ti spaventa la frammentazione e ti piace ricomporre il puzzle. Se la commistione di generi diversi non ti disorienta ma ti incuriosisce.

Non leggerlo se: cerchi ordine e compostezza. Se vuoi leggere un romanzo monotematico e rassicurante nella forma.

Il personaggio venuto meglio: difficile da dire vista la varietà e la struttura del romanzo. Forse Neal Brose,  l’avvocato finanziario che, mentre inizia il suo ultimo viaggio, si scrolla di dosso le appendici della professione.

Strana la scelta di iniziare con l’episodio venuto peggio. Quello che rischia di dare un colore ben preciso a tutto il resto, che invece di colori ne ha altri e meglio tinteggiati. La scelta si comprende solo nel finale e sembra dettata più dal manierismo strutturale che dal valore narrativo e stilistico.

* letto nella traduzione di A.E. Giagheddu e E. Nortey, edizioni Sperling &Kupfer